Bologna Parco Montagnola Fontana della Ninfa
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Le 28/06/1896 en présence des souverains italiens a été inauguré a Bologne, la Scalea della Montagnola, qui apporte une touche finale au pojet urbanistique touchant le recalibrage de la via Indipendenza, qui devient une large artère mettant en liaison la gare centrale et le centre ville ( Piazza Maggiore )
Au centre de la Scalea de la Montagnola dessinée par les architectes Tito Azzolini ef Attilio Muggia se trouve la fontana della Ninfa, eouvre de Diego Sarti aidé de Pietro Veronesi.
Le restant de la fontaine a été dessiné ( vasque en marbre et decors) par divers artistes qui sont Arturo Colombarini, Tullo Golfarelli, Arturo Orsoni, Ettore Sabbioni et Pietro Veronesi.
La statue de la nymphe est un schéma classique mais le sculpteur a voulu faire ressortir toute la sensualite de celle ci qui essaye de se sortir du tourbillon Cette oeuvre n'est pas san rapeller la Sirene di Monari du Ponte sul Reno,
C'est aussi une preuve de la puissance de creation del'eocle bologne de sculpture qi est passée du travail du platre et la ceramique à celui du marbre et du bronze.
Cette statue placée idéalement donné une image sensuelle à l'opposé des sirènes du cinquecento de la fontana del Nettuno.
Un sonnet fut composé par Giosue Carducci pour cette Ninfa . C'est en fait un dialogue entre celle ci et le Nettuno de Giambologna:
.Ahi mio re! la tua carezza
Chiedo in van, son tratta giù
E fu in van la mia bellezza
Com'è in van la tua virtù.
Les bolognais vont depuis l'appeler La moglie del gigante.
Bologne Porta Galliera
Bologna Rocca Galliera
Bologne Parc de la Montagnola
Bologne Munument 8 aout 1848
Il 28 giugno 1896 viene inaugurata a Bologna, alla presenza dei sovrani, la Scalea della Montagnola, che pone fine alla sistemazione di via Indipendenza, larga arteria di collegamento tra la stazione ferroviaria e Piazza Maggiore. Al centro della struttura architettonica progettata da Tito Azzolini e Attilio Muggia si colloca la fontana della Ninfa, opera di Diego Sarti ed eseguita col supporto di Pietro Veronesi.
Il marmo fa parte di una più vasta ornamentazione eseguita da Arturo Colombarini, Tullo Golfarelli, Arturo Orsoni, Ettore Sabbioni e Pietro Veronesi. Il nostro scultore, pur svolgendo un tema classico, non lascia percepire nulla di moralmente nobile, e tutta la scena è incentrata sull'esibita sensualità della Ninfa che tenta di salvarsi dalla spire del polipo. Questa opera, memore delle Sirene di Monari per il Pionte sul Reno, è il compimento ideale di cento anni di scuola locale, passata dal lavorar di gesso e terra, al marmo e al bronzo; rappresentando senza retorica i progressi di Bologna e dell’Italia unificata. Sarti colloca in luogo pubblico un'immagine sfacciatamente sensuale, fatto che non si vedeva dai tempi delle prosperose sirene della cinquecentesca fontana del Nettuno.
Giosue Carducci dedica alla Ninfa un sonetto, in cui questa dialoga con il bronzo del Giambologna:
...Ahi mio re! la tua carezza / Chiedo in van, son tratta giù: / E fu in van la mia bellezza / Com'è in van la tua virtù. I bolognesi fanno proprio il titolo del sonetto e la rinominano La moglie del gigante.
- See more at: http://www.storiaememoriadibologna.it/fontana-della-ninfa-1008-opera#sthash.F5eSLXLi.dpufIl 28 giugno 1896 viene inaugurata a Bologna, alla presenza dei sovrani, la Scalea della Montagnola, che pone fine alla sistemazione di via Indipendenza, larga arteria di collegamento tra la stazione ferroviaria e Piazza Maggiore. Al centro della struttura architettonica progettata da Tito Azzolini e Attilio Muggia si colloca la fontana della Ninfa, opera di Diego Sarti ed eseguita col supporto di Pietro Veronesi.
Il marmo fa parte di una più vasta ornamentazione eseguita da Arturo Colombarini, Tullo Golfarelli, Arturo Orsoni, Ettore Sabbioni e Pietro Veronesi. Il nostro scultore, pur svolgendo un tema classico, non lascia percepire nulla di moralmente nobile, e tutta la scena è incentrata sull'esibita sensualità della Ninfa che tenta di salvarsi dalla spire del polipo. Questa opera, memore delle Sirene di Monari per il Pionte sul Reno, è il compimento ideale di cento anni di scuola locale, passata dal lavorar di gesso e terra, al marmo e al bronzo; rappresentando senza retorica i progressi di Bologna e dell’Italia unificata. Sarti colloca in luogo pubblico un'immagine sfacciatamente sensuale, fatto che non si vedeva dai tempi delle prosperose sirene della cinquecentesca fontana del Nettuno.
Giosue Carducci dedica alla Ninfa un sonetto, in cui questa dialoga con il bronzo del Giambologna:
...Ahi mio re! la tua carezza / Chiedo in van, son tratta giù: / E fu in van la mia bellezza / Com'è in van la tua virtù. I bolognesi fanno proprio il titolo del sonetto e la rinominano La moglie del gigante.
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Il marmo fa parte di una più vasta ornamentazione eseguita da Arturo Colombarini, Tullo Golfarelli, Arturo Orsoni, Ettore Sabbioni e Pietro Veronesi. Il nostro scultore, pur svolgendo un tema classico, non lascia percepire nulla di moralmente nobile, e tutta la scena è incentrata sull'esibita sensualità della Ninfa che tenta di salvarsi dalla spire del polipo. Questa opera, memore delle Sirene di Monari per il Pionte sul Reno, è il compimento ideale di cento anni di scuola locale, passata dal lavorar di gesso e terra, al marmo e al bronzo; rappresentando senza retorica i progressi di Bologna e dell’Italia unificata. Sarti colloca in luogo pubblico un'immagine sfacciatamente sensuale, fatto che non si vedeva dai tempi delle prosperose sirene della cinquecentesca fontana del Nettuno.
Giosue Carducci dedica alla Ninfa un sonetto, in cui questa dialoga con il bronzo del Giambologna:
...Ahi mio re! la tua carezza / Chiedo in van, son tratta giù: / E fu in van la mia bellezza / Com'è in van la tua virtù. I bolognesi fanno proprio il titolo del sonetto e la rinominano La moglie del gigante.
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Il marmo fa parte di una più vasta ornamentazione eseguita da Arturo Colombarini, Tullo Golfarelli, Arturo Orsoni, Ettore Sabbioni e Pietro Veronesi. Il nostro scultore, pur svolgendo un tema classico, non lascia percepire nulla di moralmente nobile, e tutta la scena è incentrata sull'esibita sensualità della Ninfa che tenta di salvarsi dalla spire del polipo. Questa opera, memore delle Sirene di Monari per il Pionte sul Reno, è il compimento ideale di cento anni di scuola locale, passata dal lavorar di gesso e terra, al marmo e al bronzo; rappresentando senza retorica i progressi di Bologna e dell’Italia unificata. Sarti colloca in luogo pubblico un'immagine sfacciatamente sensuale, fatto che non si vedeva dai tempi delle prosperose sirene della cinquecentesca fontana del Nettuno.
Giosue Carducci dedica alla Ninfa un sonetto, in cui questa dialoga con il bronzo del Giambologna:
...Ahi mio re! la tua carezza / Chiedo in van, son tratta giù: / E fu in van la mia bellezza / Com'è in van la tua virtù. I bolognesi fanno proprio il titolo del sonetto e la rinominano La moglie del gigante.
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Il marmo fa parte di una più vasta ornamentazione eseguita da Arturo Colombarini, Tullo Golfarelli, Arturo Orsoni, Ettore Sabbioni e Pietro Veronesi. Il nostro scultore, pur svolgendo un tema classico, non lascia percepire nulla di moralmente nobile, e tutta la scena è incentrata sull'esibita sensualità della Ninfa che tenta di salvarsi dalla spire del polipo. Questa opera, memore delle Sirene di Monari per il Pionte sul Reno, è il compimento ideale di cento anni di scuola locale, passata dal lavorar di gesso e terra, al marmo e al bronzo; rappresentando senza retorica i progressi di Bologna e dell’Italia unificata. Sarti colloca in luogo pubblico un'immagine sfacciatamente sensuale, fatto che non si vedeva dai tempi delle prosperose sirene della cinquecentesca fontana del Nettuno.
Giosue Carducci dedica alla Ninfa un sonetto, in cui questa dialoga con il bronzo del Giambologna:
...Ahi mio re! la tua carezza / Chiedo in van, son tratta giù: / E fu in van la mia bellezza / Com'è in van la tua virtù. I bolognesi fanno proprio il titolo del sonetto e la rinominano La moglie del gigante.
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